Reportage22/01/2023

Brescia-Bergamo, dove la cultura riparte per dimenticare il covid - di Anna Migliorati

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Volontà e premesse per cancellarne le tracce ci sono tutti, ma le parole covid e pandemia s'insinuano necessariamente, più o meno velate o dovute, in territori dove nei due anni passati si sono fatti sentire con ferocia, nella conta delle vittime e nella paura di ripensare un futuro. E, d'altra parte, è da qui che è nata l'idea di assegnare a Brescia e Bergamo il titolo di capitali della cultura 2023. Un modo per chiudere un cerchio, o meglio, ripetono in molti, di iniziare un nuovo capitolo. Un titolo che, per questo, assume tanti significati e ha tante facce. Quella delle centinaia di iniziative, quella dei musei che si rinnovano, ma è soprattutto quella di un territorio alla ricerca di una nuova identità. Una scommessa che ha le premesse giuste nell'anno che si è aperto con il boom delle visite ai musei visto che, d'altra parte, non si nasconde anche l'obbiettivo economico. Ma se è stata la pandemia a tirare un filo rosso che unisce due città, la vera scommessa - ci dicono - è un'altra: per dirla col New York Times, che ha inserito Brescia e Bergamo tra le mete da non perdere nel 2023, "dalla polenta taragna ai casoncelli con burro e salvia, che provano quanto può essere dolce la vita", l'obbiettivo è ripartire.

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