Reportage18/02/2023

Appennini e turismo invernale, un rapporto da ripensare - di Vincenzo Miglietta

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Un territorio quello degli appennini unico e ricco di storia e di bellezze culturali e paesaggistiche e che è stato anche capace nei decenni di offrire agli amanti degli sport invernali una valida alternativa alle più famose località alpine. Imparare a sciare sulla neve del centro e sud italia - con i suoi repentini cambiamenti - dal ghiaccio del primo mattino al manto che cede nel giro di poche ore ha preparato generazioni di sciatori delle grandi città, Roma e Napoli, tra tutte ad affrontare anche le piste più impegnative del nord. Dietro ai successi di Alberto Tomba secondo alcuni esperti ci sarebbe anche la neve di Corno alle scale, sull'appennino tosco emiliano meta tuttora di tanti bolognesi e fiorentini. Una realtà quella dello sci sugli appennini articolata; 277 gli impianti di risalita, oltre 700 i kilometri di piste in totale divisi però su circa 70 comprensori; una media di 10 kilometri di piste ciascuno ma con alcune che vivono su 3 -4 kilometri totali. E se fino ai primi anni duemila i conti tornavano ora non è più così. Fare impresa in queste località sta diventando proibitivo; agli ormai evidenti cambiamenti climatici, che impongono di rivedere l'offerta Montagna allargandola anche agli altri mesi dell'anno, si sommano il caro energia di quest'anno ma soprattutto i danni di due anni di stop Covid e quelli in particolare per Marche, Umbria e alto lazio dal sisma del 2016. Emblematico il caso di Frontignano di Ussita in provincia di Macerata che ha riaperto dopo sei anni.

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