Focus economia23/06/2016

Economia e lavoratori stranieri - Brexit: D-Day - Pensioni

  • 0

Il contributo diretto dei lavoratori stranieri in Italia ha superato i 120 miliardi nel 2015, l'8,7% del Pil complessivo (dal 2,3% nel 1998). La presenza di immigrati ha, negli anni di espansione (1998-2007), innalzato la crescita cumulata del Pil di 3,9 punti percentuali (dal 10,5% al 14,4%) e, negli anni della crisi (2008-2015), limitato la sua discesa di tre punti (da -10,3% a -7,3%). E' quanto stima il centro studi di Confindustria (Csc) nel rapporto "Immigrati: da emergenza a opportunità". Il peso del lavoro straniero varia molto tra settori: 10,6% in media la quota di stranieri sugli occupati, ma 15,8% in agricoltura, 9,6% nell'industria in senso stretto, 16,3% nelle costruzioni, 18,7% per ristorazione e alberghi e 39,9% nei servizi sociali e alle persone che includono le collaborazioni domestiche.

Seggi aperti nel Regno Unito dalle 7.00 alle 22.00 ora locale per il referendum sulla Brexit, destinato a decidere della permanenza o meno di Londra nell'Ue. Al voto sono chiamati 46,5 milioni di elettori. Il quesito è: "Il Regno Unito deve rimanere un membro dell'Unione Europea o uscire dall'Unione Europea?". E le alternative sono due: "Remain" o "Leave", dentro o fuori.

L'istituto demoscopico Ipos Mori dà il si' all'Ue (Remain) in vantaggio di misura sul no (Leave) in attesa dell'esito del referendum di oggi sulla Brexit. La rilevazione, completata ieri sera, ma diffusa oggi sui media, dice Remain al 52% e Leave al 48. Fra gli ultimi altri 4 sondaggi pubblicati ieri in Gran Bretagna, due (di Comres e Yougov) hanno pure dato Remain in testa, mentre altri due (Opinium e Tns) hanno accreditato un lieve vantaggio a Leave.

Il punto di arrivo è ormai noto: un taglio della pensione tra l'1 e il 3% l'anno, arrivando eventualmente a quota 4% per gli assegni più elevati. In cambio di questo sacrificio, ci sarà la possibilità di ricevere la pensione in anticipo. Le ricadute concrete per i lavoratori interessati, tuttavia, sono state sinora meno chiare. A quali categorie conviene, allora, il nuovo meccanismo di anticipo pensionistico (Ape) al quale il governo sta lavorando e che debutterà dal prossimo anno per consentire il pensionamento fino a tre anni prima rispetto ai requisiti della pensione di vecchiaia?
Per la prima volta Il Sole 24 Ore è in grado di fornire una risposta a questa domanda proponendo, nel numero in edicola venerdì 24 giugno, uno speciale di due pagine con una serie di simulazioni su benefici e costi legati all'Ape.
OSPITI: Luca Paolazzi, direttore Centro Studi Confindustria, Salvatore Padula, vice direttore Sole 24 Ore.

Da non perdere

Noi per voi