Pioveva a dirotto la mattina del 28 maggio 1974, in piazza della Loggia a Brescia.
Il cielo era plumbeo e dal palco il sindacalista della Cisl Franco Castrezzati poteva scrutare migliaia di persone stipate per una manifestazione antifascista. Poi dal cestino sotto i portici un tornado, una vampata tremenda. Castrezzati parlava di bombe, di tritolo, di esplosivi di ogni genere, ma le sue furono parole ingoiate di traverso.
8 morti e 100 feriti.
Per quella strage dai capelli bianchi da ieri c'è una giustizia penale, oltre che una verità storica.
Ad organizzare l'attentato furono i fascisti di Ordine Nuovo, in particolare il suo capo in Veneto Carlo Maria Maggi.
La preparazione dell'agguato avvenne sotto gli occhi dei servizi segreti, il Sid, e di una sua fonte Maurizio Tramonte.
Certo, una giustizia che interviene in modo risolutivo 43 anni dopo un evento ripugnante e vergognoso come una strage, non è cosa facile da digerire.
Brescia però da ieri ha una giustizia tardiva ma giusta, soprattutto ha una risposta penale dopo tanti anni di depistaggi, insabbiamenti e assoluzioni.